Da exchange student negli Stati Uniti a Giornalista: l’esperienza di Michele Calamaio

Per introdurre la mia video-chiacchierata con Michele Calamaio inizio… dalla fine!

Oggi giornalista freelance, ieri (12 anni fa) studente exchange negli Stati Uniti, i suoi amici lo chiamano “Mr Optimistic”.

In effetti, già ai tempi del suo anno scolastico negli Usa io lo ricordo sempre molto sorridente, positivo, propositivo.

Nel re-incontrarlo qualche mese fa qui a Roma non mi è sembrato cambiato di una virgola, anche se ovviamente il cambiamento c’è stato eccome.

Un cambiamento soprattutto interiore, di esperienza, maturità e consapevolezza.

All’epoca uno studente un po’ timido in partenza per la sua prima esperienza all’estero da solo.

Oggi è un professionista con tanti anni di esperienza alle spalle, tanti viaggi in giro per il mondo fatti e molti altri da fare!

Il suo ottimismo è supportato da tanta curiosità, per la gente, per il mondo, per ciò che succede, e dalla fiducia nel fatto che non bisogna aver paura del futuro.

Sono sicura che questa intervista vi ispirerà e vi metterà di buonumore, che voi vogliate studiare all’estero o meno, e indipendentemente dalla vostra età.

In fondo tutti abbiamo bisogno di ispirazione positiva nelle nostre giornate, e le parole di Michele possono ispirarvi tantissimo!

Di seguito trovate un estratto della nostra chiacchierata.

Il video integrale lo trovate sul mio canale youtube.

Buona lettura e buon ascolto!

Michele Calamaio

Michele Calamaio

Giornalista

Intervista a Michele Calamaio, Exchange Student di Ieri, Giornalista di oggi

Michele oggi sei un giornalista freelance con esperienza internazionale.

Noi ci siamo conosciuti ai tempi dell’organizzazione del tuo anno scolastico all’estero negli Stati Uniti. Ti va di parlarci di quella esperienza? Cosa ricordi?

Si volentieri.

Prima dell’anno all’estero, ricordo che ero già stato a Boston da amici di famiglia, ma che non era andata benissimo. Io non parlavo inglese, loro erano italo-americani quindi non parlavano in inglese con me. Quindi, pur essendo stato a Boston per alcune settimane, non ho potuto trarre beneficio.

Così al rientro ho chiesto ai miei genitori di poter ripartire, stavolta facendo un’esperienza diversa, ma di full immersion nella lingua inglese, nella vita americana. E così ti abbiamo contattao, ho preparato i documenti per la selezione e mi sono iscritto al programma di scuola superiore negli Stati Uniti.

Il tuo sogno insomma si è avverato doppiamente : non solo sei partito per gli Stati Uniti, ma in particolare, sei andato in Florida. So di un aneddoto in merito, ti va di raccontarlo?

Come ti ho raccontato a cena giorni fa, all’epoca ricordo che, ad un certo punto dopo l’iscrizione, aspettavo di conoscere il mio Stato americano di destinazione. Un giorno, tornando a casa sono passato davanti ad un fioraio, e l’insegna era “Florida”, e mi ricordo di aver pensato “che bello sarebbe andare in Florida!”.

E, non ci crederai, ma tornando a casa mia madre mi ha detto che tu avevi chiamato e avevi detto che era arrivata la destinazione, e che andavo proprio in Florida! Era praticamente un doppio sogno che si avverava!”

L’esperienza di anno all’estero negli Usa come exchange student

Michele nella sua intervista integrale ripercorre con me i ricordi del suo anno all’estero.

In particolare, ricorda la sensazione di smarrimento alla partenza, la paura di fare qualcosa di sbagliato in aeroporto, e i suoi primi mesi negli Usa.

In particolare mi racconda del suo inserimento nella scuola americana, e di come all’inizio la presenza di un altro studente internazionale in casa sia stato per lui di grande aiuto, ma anche un limite allo sviluppo della sua autonomia.

“Dopo il primo semestre, il fatto che il mio host brother fosse partito è stato un bene per me, guardandolo con la consapevolezza di adesso.

Durante il primo semestre infatti avevo fatto affidamento su di lui per tutto, per uscire, per fare amicizia, per organizzare il mio tempo libero.

Dopo la sua partenza,  ho iniziato a tirare fuori il vero me: così ho fatto amicizia con tantissimi studenti, mi sono iscritto a calcio, ho imparato ad organizzare le mie giornate. Le mie giornate iniziavano alle 6 del mattino e finivano alle 23. Giornate piene, faticosissime ma bellissime. Avevo 16 anni, ovviamente vivevo al massimo delle energie, è stato bellissimo.”

 

 

 

La curiosità, l’anno di studio all’estero e il mestiere del giornalista

Quando ci siamo visti, qualche giorno fa, mi hai detto che con la tua esperienza di studio all’estero è iniziato tutto. Che intendevi dire?

“Secondo me, ognuno di noi nasce già con delle attitudini, delle idee.

Io da piccolo ricordo che dicevo a mia madre “Mamma da grande voglio fare il tizio dietro al bancone della televisione?”

E lei mi diceva “Il tizio dietro al bancone? Quale bancone?”

La mia ambizione è sempre stata fare il “giornalista giornalista”, come diceva Siani.

E per me essere giornalisti è essere curiosi, e, anche se da piccolo ero timido, con gli Stati Uniti io sono cambiato completamente, e sono riuscito a esprimermi e far uscire il vero me stesso.

Mi sono messo alla prova, mi sono chiesto se a 16 anni potessi veramente fare questa esperienza, andare così lontano. Ce l’ho fatta e questo mi ha dimostrato che potevo realizzare i miei progetti. E da lì è stato un effetto valanga,

Sono stato in Polonia in Erasmus, in Ghana in tirocinio come giornalista, ho fatto il Cammino di Santiago, a Bilbao, in Messico, a Bruxelles come giornalista, in Australia.”

Quali sono i vantaggi di studiare all’estero

Michele, queste esperienze ti hanno cambiato secondo te? E se si, in che modo?

“Vivere, lavorare, studiare all’estero, sono tutte esperienze che secondo me ti formano tantissimo, ma è la tua personalità di fondo a essere rinforzata e forgiata, non cambiata.

Per me hanno inciso particolarmente le esperienze fatte da giovane, andando all’estero per studio come la scuola superiore negli Usa, o l’Erasmus all’estero, o poi quando sono stato per lavoro in Messico e in Ghana.

Senza queste esperienze, non avrei capito come mettermi al livello di altri, e come mettermi in condizioni di entrare in situazioni sempre più difficili o diverse da quelle a cui ero abituato.

Per esempio, quando ho iniziato a lavorare dentro le istituzioni europee, iniziando come giornalista a Bruxelles, per me era un ambiente nuovo, ma ero pronto a farlo, perchè avevo già dei vissuti precedenti in ambienti che mi avevano costretto a mettermi in discussione. Poi sono entrato in altri ambienti ancora diversi, in altri modi di lavorare magari meno creativi dei miei.

Ho lavorato per l’Associated Press, poi a La Reuters, poi a Repubblica.

In particolare, arrivare a lavorare alla Reuters, per giunta occupandomi di una materia nuova come la finanza, per me è stato un punto di arrivo di un percorso che è iniziato proprio a 16 anni negli Stati Uniti con il mio anno scolastico all’estero.”

Come si diventa giornalista freelance

Michele, cosa consiglieresti sul piano personale ad un adolescente che ha il sogno di fare il giornalista come lo avevi tu da piccolo?

“All’epoca, ho voluto fare l’anno all’estero per fare “curriculum”, e questo va bene perché ogni certificazione diploma serve per coronare un’esperienza. Ma alla fine non è quello lo scopo.

Direi che l’esperienza all’estero va fatta perché cambia la vita. Se è in positivo è perché aiuta le tue ambizioni a venire fuori, ed è ovviamente meglio. Ma anche se ti cambia in negativo, perché non la vivi nel modo in cui volevi, va bene lo stesso, è un errore esperienziale e ti farà maturare lo stesso.

Quindi io consiglio a prescindere di fare un’esperienza di studio all’estero da giovani, perché aiuta a diventare adulto, anche se sei ancora nel corpo di un ragazzino.

L’altra cosa che direi è questa: mi dicono che su Instagram dovrei cambiare nome e chiamarmi “mr Optimistic”, perché quel viaggio mi ha portato ad essere ancora più amante della vita, ottimista.

Non sappiamo cosa può succederci tra 6 mesi.

Io ho lasciato un posto alla Reuters a tempo indeterminato in Polonia per una fellowship di 2 mesi, e mi hanno detto che ero pazzo, ma non me ne pento, perché quell’esperienza mi ha cambiato e mi ha fatto capire che devo avere fiducia ed essere affamato del futuro, di esperienze, perchè ho ancora molto da sperimentare.

Il mio consiglio è di coltivare la propria fame di curiosità, la voglia di conoscere.

Io spero che tanti altri ragazzi sceglieranno di fare un’esperienza di studio all’estero come ho fatto io e abbiano questa voglia di conoscere e mettersi alla prova. 

 

Tutto è iniziato da un anno scolastico all’estero negli Stati Uniti in high school.

Spoiler: Da quando abbiamo registrato l’intervista, Michele ha già fatto almeno altre 2 esperienze all’estero.

A fare cosa? Questo potete scoprirlo seguendolo sui suoi social, che trovate in cima alla pagina. Vi invito a seguirlo e a contattarlo perché la sua promette di essere una carriera molto molto interessante.

Per questa intervista, è tutto! Ma ci rivediamo e rileggiamo presto con altre interviste di chi ha studiato all’estero!

Ciao!

Antonella 

 

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Antonella Crisafulli

International Educational Consultant e Orientatore per percorsi di studio all'estero in scuole superiori e università e vacanze studio.
Aiutare gli studenti a trovare il percorso di studi all'estero più adatto alle loro aspirazioni è quello che amo del mio lavoro.
Non concordo con chi definisce i "giovani di oggi" in modo negativo. Dietro insicurezze, atteggiamenti baldanzosi o silenzi, si nascondono sogni, progetti e potenzialità tutte da scoprire.
I miei interessi spaziano dalle lingue straniere all'interculturalità, alle neuroscienze e la pedagogia, la didattica, la psicologia, il marketing, l'arte.
Il bello di questo lavoro è anche che tutto ciò che imparo in modo autonomo mi "aiuta ad aiutare" in modo più consapevole.
Su questo sito web e blog condivido idee e informazioni per le famiglie e gli studenti interessati a intraprendere un percorso di studio all'estero.

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