Studiare all’estero per scoprire un nuovo approccio alla formazione e alla comunicazione: l’esperienza di Gerarda Urciuoli

Per la serie di interviste “Come studiare all’estero mi ha cambiato la vita” ho avuto una piacevole conversazione con Gerarda Urciuoli, Coach Aziendale, Counselor e Formatrice, e come me, parte della Community LeRosa.

Gerarda mi ha raccontato di alcune delle sue esperienze di studio e di lavoro all’estero, in particolare in Scozia e in Svezia, negli anni universitari e post-laurea e di come queste esperienze l’abbiano aiutata a scoprire i suoi valori personali e a legarli alle sue scelte di carriera future.

L’accoglienza e la scoperta dell’altro sono alla base di qualunque viaggio, specialmente per studio o per lavoro, come lo sono la capacità di cavarsela in situazioni nuove, e l’acquisizione di nuove consapevolezze e di una maggiore autostima.

Una formatrice appassionata ma anche curiosa e sempre aperta a nuove esperienze e collaborazioni, anche professionali.

Ecco un estratto della sua intervista, che trovate in versione integrale sul mio canale YouTube.

Gerarda Urciuoli

Gerarda Urciuoli

Coach Aziendale, Counselor e Formatrice

Ecco l’ntervista a Gerarda Urciuoli, Coach Aziendale, Counselor e Formatrice

Iniziamo Gerarda! Raccontaci qualcosa di te!

Come hai detto, mi occupo di formazione aziendale nell’area delle risorse umane, e di comunicazione sana e non violenza. Mi occupo in particolare, come consulente senior, di crescita personale e sviluppo delle figure apicali nelle aziende.

Inoltre, sono Counsellor Professionista iscritta all’associazione Aico e al registro del Friuli Venezia Giulia dal 2007.

Questa parte del mio lavoro mi ha spinto a trasferirmi da Milano a Trieste, per coordinare un centro regionale contro il disagio psicofisico nei luoghi di lavoro.

Da una parte lavoro con le organizzazioni e la gestione “illuminata” delle aziende, e al tempo stesso con la parte di aziende e situazioni lavorativi più in “ombra”.

Come mai hai accettato di partecipare a questa intervista che appunto parte dalle esperienze di studio all’estero? Cosa ha a che vedere con la tua esperienza di vita?

Prima di tutto perché ho una laurea in lingue e letteratura straniere, e perché credo che almeno un’esperienza di studio all’estero credo sia fondamentale per la formazione di una persona giovane in cammino per diventare adulto.

Sono esperienze che danno strumenti in più rispetto a chi non le ha fatte.

Credo sia un dovere per un genitore lasciare che i figli facciano questo tipo di esperienza quanto prima.

Rispetto alle tue esperienze all’estero, come è andata? Quali ti va di raccontare?

Te ne racconto 2 in particolare.

La prima esperienza è stata con una borsa di studio durante l’università, che ho svolto in Scozia, ad Edimburgo in un college.

Questo mi ha permesso di muovere i primi passi verso l’autonomia personale, come esperienza formativa, il confronto con la diversità in un college in cui conoscere giovani della tua età provenienti da ogni parte del mondo.

In questo modo ho conosciuto la diversità di un Paese straniero, usi, tradizioni, e quelle di persone provenienti di altri Paesi.

Questo è stato il mio battesimo con le esperienze all’estero, a cui ne sono seguite altre in Inghilterra, per esempio.

L’altra esperienza che vorrei citare è stata lavorativa, oltre che formativa, ed è stata in Svezia dopo la laurea in lingue. Avevo voglia di un’esperienza più lunga e importante, e ho scelto la Svezia, vivendo a Stoccolma per 4 mesi.

Sono partita per approfondire la lingua inglese, e al tempo stesso ho insegnato italiano agli stranieri.

Quello che ho notato vivendo in Svezia in quel periodo è stata l’importanza data alla formazione, allo studio, che è importante perché aiutano a diventare una persona più ricca e con una mentalità molto più aperta.

Per me è stato un dono prezioso questa esperienza ed è stato un punto di partenza che mi ha aiutato ad indirizzarmi verso il mio lavoro.

Sono partita dall’insegnamento a scuola e mi sono spostata verso la formazione in ambito non scolastico, ma aziendale.

In che modo queste esperienze all’estero ti hanno permesso di fare le giuste scelte lavorative successivamente? Quanto influenzano il lavoro che svolgi adesso?

Ciò che mi contraddistingue come persona sono la passione per le relazioni sane con le persone e per la diversità.

L’esperienza a Stoccolma mi ha dato un imprinting, perché ho insegnato a un pubblico molto variegato sia per età che per esperienza lavorativa e background.

Aiutare le persone e indirizzarle ad avere relazioni sane è la strada giusta per me, il mio obiettivo. Non vuole dire avere relazioni perfette, ma relazioni sane, che comprendono che la diversità è segno di ricchezza.

Nelle aziende in particolare spesso non si prende in considerazione questo aspetto, ci sono corsi, seminari ma spesso non si va a fondo su ciò che permette una relazione sana e la comprensione delle differenze che sono un ostacolo e vengono viste come difficoltà.

Spesso le relazioni di potere prendono il sopravvento sulla collaborazione paritaria.

La metodologia didattica delle scuole e nelle aziende è diversa, e la speranza è che si passi nelle scuole a educare piuttosto che istruire i ragazzi.

Uno dei motivi per me per aver lasciato la scuola è la metodologia di insegnamento, che è deduttiva: si basa sui concetti da passare allo studente mentre la formazione è basata sul metodo induttivo, sull’esperienza da cui trarre poi principi e concetti da studiare.

In questo modo nelle scuole viene meno l’abitudine al pensiero critico, e si lascia posto al pensiero omologato.

 

Hai parlato di Scozia e Svezia in particolare. Di questi Paesi è nota la mentalità che vede i ragazzi dai 18 anni in su pronti a lasciare casa e trovare la propria strada. Questa è una grande differenza rispetto alla nostra mentalità italiana. Cosa possiamo dire ad una famiglia italiana il cui figlio o figlia che vuole studiare all’estero, e che si scontra con i timori dei genitori che spingono a ritardare questa esperienza ad una età successiva?

Come ho detto già all’inizio della nostra chiacchierata, io credo che un’esperienza di studio all’estero sia un’esperienza da cui un adolescente non può prescindere. Io inizierei dalle scuole medie a impostare un percorso di esperienze di studio all’estero periodiche. È il più bel regalo  che si possa fare ad una figlia in particolare.

Inoltre, incoraggio ad avere fiducia nei propri figli: quella fiducia è servita a me per crescere. Anche io sono figlia di una mamma chioccia.

Vivendo e studiando all’estero aumentano autostima, fiducia in sé stessi, capacità di risolvere situazioni a cui non sei abituato perché di solito c’è un genitore che lo fa per te.

Vorrei dire alle mamme: lasciate andare i figli perché è un’esperienza bellissima!

 

In effetti io noto da diversi anni che l’età degli studenti che studiano all’estero si sta abbassando. Dalle elementari è difficile individuare programmi adatti ma dagli 11 o 12 anni diverse famiglie considerano questa opzione ormai, e in un contesto protetto sono esperienze importanti da svolgere.

Anche se sono esperienze brevi, anche se si sceglie di rientrare prima o di non trasferirsi, è comunque un’esperienza importante e formativa.

Ovviamente io sono di parte ma sono convinta di quello che dico.

In passato ho coordinato anche dei master di primo e secondo livello nell’area Marketing e Commercio Internazionale. Il mio lavoro era di organizzare un tirocinio all’estero come export manager e poi come inserimento lavorativo in Italia, e vedevo sempre questi studenti di 24-25 anni completamente trasformati al rientro.

È quindi un cambiamento positivo che ho riscontrato su di me e anche sugli altri.

Anche io lo riscontro, specialmente perché seguo molti adolescenti, che partono per un’esperienza di studio all’estero a 15-16 anni, e quando li ritrovi a 18 anni sono non solo più alti ma anche più adulti, consapevoli, capaci di raccontarti i loro progetti con cognizione di causa.

Grazie per il tuo tempo Gerarda!

Potete ascoltare l’intervista integrale a Gerarda Urciuoli sul mio Canale Youtube.

 

Se anche tu desideri studiare all’estero, per frequentare un anno scolastico (o più) in scuola superiore in college all’estero o frequentare l’università o un master in un altro Paese, contattami per prenotare il tuo colloquio conoscitivo gratuito e organizzare insieme gli step che ti permetteranno di realizzare il tuo sogno.

VUOI STUDIARE ALL’ESTERO? PRENOTA IL TUO COLLOQUIO CONOSCITIVO GRATUITO!

Antonella Crisafulli
Antonella Crisafulli

International Educational Consultant e Orientatore per percorsi di studio all’estero in scuole superiori e università e vacanze studio.
Aiutare gli studenti a trovare il percorso di studi all’estero più adatto alle loro aspirazioni è quello che amo del mio lavoro.
Non concordo con chi definisce i “giovani di oggi” in modo negativo. Dietro insicurezze, atteggiamenti baldanzosi o silenzi, si nascondono sogni, progetti e potenzialità tutte da scoprire.
I miei interessi spaziano dalle lingue straniere all’interculturalità, alle neuroscienze e la pedagogia, la didattica, la psicologia, il marketing, l’arte.
Il bello di questo lavoro è anche che tutto ciò che imparo in modo autonomo mi “aiuta ad aiutare” in modo più consapevole.
Su questo sito web e blog condivido idee e informazioni per le famiglie e gli studenti interessati a intraprendere un percorso di studio all’estero.

Pin It on Pinterest

Share This