Anno all’estero e rientro: come affrontarlo al meglio
Quando si parla di “rientro dall’anno scolastico all’estero” vengono subito in mente procedure, documenti da consegnare a scuola, normative del MIUR e tutti gli adempimenti burocratici correlati.
Non si parla quasi mai di cosa vuol dire rientrare in Italia dopo un intero anno in un altro Paese, nè di come si affronta il cultural shock di ritorno.
Ho chiesto a Francesco Nugnes di parlarmene, al suo rientro in Italia dopo un anno da exchange student in Canada.
Insieme abbiamo parlato del reinserimento nella scuola italiana, ma soprattutto di come cambiano i rapporti con la propria famiglia di origine e gli amici, e di come ricomporre i pezzi di questa nuova consapevolezza di sé.
Ecco un estratto dell’intervista, che trovate in versione integrale sul mio canale youtube!
Intervista a Francesco, Exchange Student in Canada
Ciao Francesco, benvenuto!
Ti va di presentarti?
Si certamente, sono Francesco Nugnes, ho 17 anni e ho appena terminato il mio quarto anno scolastico in Canada, che ho trascorso a Vancouver. Sono rientrato in Italia da pochi mesi e ho già ripreso a frequentare il mio liceo italiano per il quinto anno.
Come descriveresti la tua esperienza di scuola superiore all’estero?
È stato sicuramente l’anno migliore della mia vita. Vancouver per me è stato l’ambiente perfetto per questo tipo di esperienza: essendo una città internazionale sono entrato in contatto con tantissime altre culture, con studenti provenienti da tutto il mondo, America, Europa, Asia.
Frequentare un anno all’estero è un’esperienza molto stimolante, che ti cambia tantissimo sia dal punto di vista emotivo e caratteriale che ti permette di rivalutare i tuoi valori e le tue idee, e ti dà tante idee per ciò che vorrai fare dopo il diploma.
È un’esperienza che ti forma in modo completo, non solo dal punto di vista scolastico e linguistico per la lingua inglese, ma ti permette di crescere dal punto di vista emotivo e caratteriale, oltre che per l’indipendenza.
Ovviamente dipende molto da come la si vive: bisogna avere secondo me l’attitudine e la voglia di mettersi in gioco e intraprendere questo tipo di esperienza.
E il rientro invece come si affronta? Tu hai parlato di indipendenza, di multiculturalità. Come si fa a tornare a casa dopo tutto questo?
Il rientro per me è stato molto simile al mio primo periodo in Canada, è stato come essere nuovamente proiettato in una nuova realtà.
Mi ero abituato ad avere altri ritmi di vita e un’altra mentalità: tornare in Italia è stato traumatico.
In particolare lo è stato nella relazione con familiari, amici, genitori. Le mia relazioni di prima si basavano su qualcosa, ma avendo cambiato modo di vedere la vita e la realtà, il mio modo di approcciarmi a loro è cambiato.
Per esempio mi è capitato di allontanarmi da qualche amico, e di avvicinarmi ad altri. È comunque una cosa che si può affrontare: si è traumatico, ma si può affrontare, non bisogna rinunciare a partire per paura di perdere degli amici.
Prima della tua partenza abbiamo lavorato molto sulla preparazione. Ma ti aspettavi di dover affrontare una specie di “reinserimento” anche al rientro in Italia?
No, non me lo aspettavo perché quando sono partito non pensavo che mi sarei inserito così bene in un Paese diverso, con persone diverse da me per valori e modi di vivere.
Ho iniziato a pensarci alcuni mesi prima della fine dell’anno scolastico all’estero: vivevo come le persone del posto e mi sentivo inserito ma sapevo che l’esperienza stava per finire e che avrei dovuto affrontare il rientro.
Hai detto prima che l’esperienza che ti ha cambiato in molti modi. Per esempio rispetto ai tuoi progetti per il post-diploma: studiare all’estero ti ha aiutato a capire che scelte fare per l’università?
Si, sicuramente. Confrontarmi con altre persone di altri Paesi ma anche italiani provenienti da altri contesti rispetto al mio, ho avuto molte idee e molti spunti su cosa fare dopo. Ho deciso di intraprendere il percorso di ingegneria.
L’ho capito con chiarezza anche grazie al fatto che ho frequentato l’high school canadese, che è molto pratica come tipo di approccio all’insegnamento rispetto a quella italiana.
Io ho scelto di seguire molte materie scientifiche, anche se venivo dal classico, e ho fatto tante attività di laboratorio. Questo mi ha fatto capire che per il mio futuro voglio un tipo di studi e di carriera più pratica, in linea con i miei interessi e attitudini.
Possiamo dire che il tuo anno all’estero è stato anche un’esperienza indiretta di orientamento universitario?
Si praticamente direi di si.
Che consiglio daresti a chi sta pensando di frequentare la scuola superiore all’estero per un anno o anche per 3 o 6 mesi?
Studiare all’estero secondo me è un’esperienza estremamente soggettiva e ognuno la vive in modo diverso.
C’è chi rimane molto legato all’Italia nonostante tutto, chi come me trova una seconda casa all’estero.
Il mio consiglio è quello che vorrei avessero dato a me: partire senza avere aspettative né per la partenza né per il rientro. E per il rientro, consiglio di non pensare di poter cambiare le idee e la cultura delle persone che hai lasciato. Tu sei cambiato in un modo, loro magari no.
Vivere per un intero anno all’estero è un’esperienza che ti cambia completamente, ti scava dentro, ti fa vedere il mondo in modo completamente diverso.
Al rientro ci si scontra con la cultura e il modo di pensare italiano, e inevitabilmente le situazioni e le persone e il modo in cui le viviamo sarà diverso da prima.
Insomma consiglio di non illudersi di poterle vivere come prima, ma al tempo stesso non rinnegare quello che si è vissuto come esperienza all’estero.
Il consiglio di Francesco per affrontare l’anno all’estero e il rientro in Italia è quello di non avere aspettative rigide rispetto all’esperienza e viverla come viene.
Secondo me è un buon consiglio.
Come tante altre esperienze della vita, non possiamo prevedere tutto ciò che ci succederà, né come noi reagiremo alle situazioni nuove. Vivere insomma entrambi i momenti come vengono e affrontarli sapendo che siamo sempre persone in evoluzione è la chiave.
Sono molto saggi i miei studenti exchange!
Alla prossima intervista!
Antonella Crisafulli
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International Educational Consultant e Orientatore per percorsi di studio all’estero in scuole superiori e università e vacanze studio.
Aiutare gli studenti a trovare il percorso di studi all’estero più adatto alle loro aspirazioni è quello che amo del mio lavoro.
Non concordo con chi definisce i “giovani di oggi” in modo negativo. Dietro insicurezze, atteggiamenti baldanzosi o silenzi, si nascondono sogni, progetti e potenzialità tutte da scoprire.
I miei interessi spaziano dalle lingue straniere all’interculturalità, alle neuroscienze e la pedagogia, la didattica, la psicologia, il marketing, l’arte.
Il bello di questo lavoro è anche che tutto ciò che imparo in modo autonomo mi “aiuta ad aiutare” in modo più consapevole.
Su questo sito web e blog condivido idee e informazioni per le famiglie e gli studenti interessati a intraprendere un percorso di studio all’estero.